mercoledì 27 luglio 2011

PROBLEMATICA IDRICA SUL TERRITORIO ( VALLE MARTELLA)

Si comunica che a seguito di numerosi solleciti per la problematica idrica sul territorio,a richiesta di alcune persone, questo dirigente regionale che con il proprio gruppo, si è riunito con urgenza con alcuni residenti di Zagarolo centro e Valle Martella e durante l'incontro sono state raccolte le lamentele sulla mancanza di approviggionamento idrico delle famiglie per i primari fabbisogni, nell'incontro ci siamo impegnati a rappresentare, sia a l'amministrazione locale che al garante per il servizio idrico regionale,l'annosa problematica.

Fiduciosi che da parte degli organi preposti si vorrà risolvere il problema e grata l'occasione per porgere distinti saluti a tutti.

PROCACCINI MARIO - FABRIZI ALDO - ELIO SENSOLINI - DI MICHELE GIANCARLO

venerdì 8 luglio 2011

OGGI 62 ANNI DI FELICITA'.


NONOSTANTE LE AVVERSITA' DELLA VITA ,POSSO DIRE AL MIO 62° ANNO DI AVER TRASCORSO UNA BUONA E FELICE VITA CHE HA CONTRIBUITO A FORMARMI CARATTERIALMENTE E QUESTO LO DEVO ANCHE A TUTTI I CONOSCENTI ,GLI AMICI MA, SOPRATTUTTO ALLA MIA MERAVIGLIOSA FAMIGLIA,CON LA SPERANZA DI PROSEGUIRE ALLO STESSO MODO PER GLI ANNI AVVENIRE.

lunedì 4 luglio 2011

SANATORIA"URBANISTICA" tar campania

T.A.R. Campania (NA) Sez. VII n. 2562 del 6 maggio 2011
Urbanistica. Sanatoria

Dal chiaro tenore letterale dell’articolo 36 del D.P.R. n. 380/2001 (che ha sostituito l’art. 13 della legge n. 47/1985) si desume che il rilascio del permesso di costruire in sanatoria consegue necessariamente ad un’istanza dell’interessato, mentre al Comune compete, ai sensi dell’art. 27, comma 1, del D.P.R. n. 380/2001, l’esercizio della vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia che si svolge nel territorio comunale. Pertanto, una volta accertata l’esecuzione di opere in assenza del prescritto permesso di costruire, l’Amministrazione comunale deve senz’altro disporne la demolizione, non essendo tenuta a valutare preventivamente la sanabilità delle stesse


N. 02562/2011 REG.PROV.COLL.
N. 03531/2007 REG.RIC.

sabato 2 luglio 2011

LA POLITICA NON TAGLIA I RAMI SU CUI E' SEDUTA!

LA POLITICA NON TAGLIA I RAMI SU CUI È SEDUTA

Mettiamoci l’anima in pace. La Riforma che tutti aspettano, la più amata dagli italiani, non verrà mai. Chi si aspettava qualcosa dalla Manovra dovrà accontentarsi di briciole. Parlo della Grande Riforma della Politica, i tagli alla casta per intenderci. Berlusconi avrebbe tutto l’interesse a farla, sarebbe per lui un trionfo. Manon può farla. Perché una vera riforma della politica non può essere varata dalla politica. La riforma che chiede il Paese contrappone in modo inconciliabile il popolo sovrano al parlamento. Chi realmente tentasse di dimezzare il costo della politica perderebbe la maggioranza in parlamento perché nessun parlamento decreta la propria amputazione. La classe politica non taglia i rami su cui è seduta. La formula magica è dimezzare: da mille a cinquecento parlamentari, dimezzate le authority, i consigli d’amministrazione, il personale di supporto, auto blu, pensioni e benefit, comunità montane; le Province in alternativa alle Regioni, o le une o le altre, o meglio una via di mezzo: al loro posto distretti omogenei che ricalchino grosso modo le trentotto circoscrizioni elettorali di un tempo. La politica dimezzata sarebbe l’equivalente in risparmi di una finanziaria all’anno, selezionerebbe e responsabilizzerebbe il personale politico, dimezzerebbe i rischi di corruzione e malaffare, ridarebbe fiducia ai cittadini, darebbe più volontariato in politica. Ma se non ci riesce Berlusconi, ancor meno ci possono riuscire le coalizioni di partiti. E soprattutto la sinistra, che vive di politica a tempo pieno. Sul piano fiscale la riforma Tremonti è la più lieve ed efficace
che si potesse varare in queste condizioni. Altri avrebbero fatto peggio. Ma i taglietti, venti indennità di ministri o robetta del genere, sono solo doni simbolici alla sovranità popolare, sacrifici offerti al Moloch per placarlo. Niente più, e non per colpa di Tremonti. Raccogliete firme, indite referendum, aizzate i magistrati, sollevate la protesta, ma riforme così può farle solo un premier con ampi poteri, indipendente dal parlamento. Cioè se davvero ci fosse un sovrano assoluto o quasi. Ma il costo, a quel punto, rischia di superare il ricavo.
fonte: Il Giornale – 2 luglio 2011 – articolo di Marcello Veneziani